DOUBLE-FACE

Barbara Capponi
Double –face
Baldini e Castoldi
1996

Due anime, ahimè, son nel mio petto.
Goethe

Viviamo in un mondo duale. Due luci si alternano a dividere e illuminare il giorno e la notte. E anche se il sole e la luna hanno dimensioni così diverse tra loro, viste dalla terra, stranamente, si equivalgono. Abbiamo due occhi, due orecchie, due narici, e una piccola spaccatura tra naso e labbra che testimonia l’unione di due metà. Abbiamo due braccia, due mani, due gambe e due piedi e l’universo che abbiamo creato assomiglia a noi. Le nostre auto hanno due fanali, per mostrarci il mondo contro cui corriamo. I nostri mobili sono quadrupedi: servi che non hanno ancora raggiunto la posizione eretta.

Eppure, se guardiamo bene, nessuno di noi è perfettamente regolare. Le nostre due metà si differenziano un po’ e, con il passare del tempo, il divario tra il lato destro e il sinistro si acuisce sempre più. Un occhio è più tondo, l’altro tende un pochino all’ingiù. Una palpebra è leggermente più chiusa dell’altra. Le rughe per qualche motivo inesplicabile sono chiaramente più segnate da un lato del viso. Un braccio è più forte, ma l’altro vanta una mano più aggraziata.

Cosa succede se dividiamo verticalmente a metà un viso e raddoppiamo ogni metà?
Che otteniamo due nuove facce complete, due persone distinte da guardare dritto in faccia: quella-di-destra e quella-di-sinistra. L’impressione è ancora più forte se vediamo il nostro viso, o quello delle persone a noi care.
In questo caso, vediamo i volti di trenta personaggi conosciuti che si sono prestati a questo esperimento.

La destra e la sinistra, il razionale e l’emotivo, l’attivo e il passivo, il maschile e il femminile, lo yin e lo yang, la luce e il buio. O, anche, il bene e il male, l’alto e il basso. Questi sono i poli che abbiamo sempre usato per orientarci. La guerra degli opposti, uno strumento per distinguere e creare una mappa della realtà.

Le due facce che emergono di ognuno sono sorprendenti; la loro relazione è sorprendente. A volte i due lati ci svelano qualcosa che potremmo anche aspettarci, come le due maschere del teatro classico: una parte che ride e una che piange, una leggera e una pesante. Altre volte non c’è una logica classicamente dualistica: solo, una parte può essere molto più antica dell’altra.

Il Doppio ha sempre affascinato ed ispirato artisti, filosofi e studiosi. Appartiene al nostro immaginario dalla notte dei tempi: da Giano bifronte al binomio apollineo e dionisiaco, dalla teoria sull’amore di Aristofane raccontata nel Convivio di Platone al romanzo gotico di Jeckyll e Hyde. Non si contano i testi che trattano l’argomento e la scelta degli estratti che accompagnano i trenta ritratti è stata un’occasione per tuffarsi in opere formidabili, da Jung a Calvino, da Guénon alla Pinkola Estés.

Con i contributi di Gino e Michele, Enzo Funari, Mauro Mancia, Paolo Mereghetti e Arturo Carlo Quintavalle, che presentano il tema del Doppio da diversi punti di vista.