RETABLOS2023-04-20T17:33:38+02:00

I Retablos – dal latino re(tro) tabula altaris – nascono come complesse pale d’altare che rappresentano scene religiose e hanno avuto grande diffusione nelle colonie spagnole in Sud America. Riducendosi di proporzioni i Retablos sono entrati nelle case e nella tradizione popolare, diventando piccoli dipinti devozionali, ex-voto per ringraziare le divinità e i Santi per la protezione espressa durante eventi cruciali e miracolosi: altari domestici, benedizioni personali, mezzi di comunicazione tra divino e umano.
Ero a Londra quando ho incontrato il mio primo Retablo celebrativo del Dia de los muertos, e ne sono stata folgorata. Era una piccola scatola rossa di legno e vetro abitata da un’orchestrina di calaveras che tiene un concerto – nella migliore tradizione messicana, per cui i morti fanno le stesse cose che fanno i vivi: cantano, mangiano, si sposano. Ho avuto in casa per anni questa microscopica festa pop – dimora prediletta del mio sguardo – prima di realizzare che volevo e potevo anche io fare i miei Retablos. Così ho costruito le mie scatole e le ho fatte colonizzare dai miei personaggi, aggiungendo un titolo. Dentro i piccoli diorami hanno luogo scene tridimensionali in miniatura: eventi topici, incontri che cambiano la vita, personaggi e allegorie fermati in un istante e messi a fuoco dal titolo.

Ogni Retablo dice qualcosa. Insieme, fanno discorsi. Li uso per parlare di cose che spesso mi fanno troppo male, oppure di cose bellissime. Dell’arte dell’incontro, della morte, di come trattiamo gli altri animali, del nostro estraniamento da madre terra, del senso della meraviglia, dell’umorismo – che resta uno dei migliori alleati che possiamo avere.

“I Retablos di Babas sono piccole teche lunghe 20 centimetri e alte 8. Sono un inno allo spirito nomade e alle esigenze di portabilità del contemporaneo: è un’arte palmare, maneggevole, ergonomica. Minimondi,, come li chiama lei. Sono piccole macchine per generare storie, juke-box abbandonati dalla società di gestione e quindi utilizzabili a ufo. Devi solo fare una cosa: accendere il pulsante nella mente.
Non sarai mica pigro, vero?”
Eugenio Alberti Schatz

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